La serie “Break of Limits” si impone come una delle prove più incisive di Tincolini: intreccia temi a lui cari - corpo, limite, resistenza - per spingerli oltre. Figure umane avvolte da bende e corde non sono “prigionieri”, ma dispositivi visivi che rendono tangibile il perimetro entro cui l’esperienza si misura. Da quegli interstizi, però, affiora una flora rigogliosa: è la vita che insiste, che supera il confine, che riapre lo spazio.

 

Tincolini lavora la materia come si lavora il destino: senza cancellarne le cicatrici. Qui risuona l’amor fati nietzscheano - accogliere il necessario, perfino il doloroso, per trasmutarlo in forma. Le bende non occultano la mancanza: la rendono generativa, come suture che permettono alla ferita di diventare stile. Le opere della serie invitano a dire “sì” alla propria storia, a coltivare un giardino anche quando la vita appare “limitata”.

 

Ne nasce una riflessione sulla libertà personale: le costrizioni - sociali, psicologiche, fisiche - possono plasmare l’esistenza, ma non esaurirla. I fiori e le foglie che emergono dai corpi sono insieme ritorno alle radici e gesto di insurrezione: memoria e slancio. “Break of Limits” è, in definitiva, un elogio della resistenza del vivente, la prova che il limite, assunto fino in fondo, può farsi principio di forma.

  • Omaggio a Mitoraj
    Omaggio a Mitoraj