Fare arte non è vanità. È sopravvivenza.
Viviamo in un tempo che si sgretola ogni giorno sotto il peso dell’indifferenza, della paura e della velocità.
Eppure, c’è chi ancora si ferma.
C’è chi sceglie di creare invece di consumare, di sentire invece di distrarsi.
Fare arte, come ricorda Amie McNee, non è un atto di vanità, ma un atto di sopravvivenza.
È resistenza. È testimonianza. È l’urlo silenzioso di chi rifiuta di diventare spettatore della propria epoca.
Da questa consapevolezza nasce Pietà: un’opera che non cerca la perfezione, ma la verità.
Il marmo diventa corpo, la forma diventa voce.
Racconta la fragilità, la compassione, la pietà come gesto umano — la capacità di riconoscere nell’altro la nostra stessa vulnerabilità.
Non è un rifacimento del passato, ma una chiamata al presente.
Un invito a restare umani.
Perché davvero, l’unica cosa che può salvarci da questa vita è l’arte.